sabato 7 gennaio 2012

Palazzo Venezia e Chiostro del Bramante

Ieri ho visitato Palazzo Venezia, dove è in corso una temporanea su Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630
Il Palazzo ha una collezione permanente, comprendente una pinacoteca e una collezione di ceramiche (sia occidentali che orientali), sculture e bronzetti. C'è anche un'antica portantina di manifattura napoletana.  Questo è ciò che era possibile visitare ieri, altre sale non erano accessibili. Della pinacoteca, ciò che più mi è rimasto impresso è il Doppio Ritratto di Giorgione e il frammento di un affresco di Beato Angelico.  


La mostra temporanea è molto interessante: comincia con una sala in cui vengono messe a confronto la Madonna del Loreto di Caravaggio e quella di Annibale Carracci; si tratta delle due correnti dominanti, quella del classicismo e quella del realismo che nulla cerca di idealizzare. Caravaggio e Carracci muoiono nel 1609 e nel 1610. I loro epigoni, nel trentennio focalizzato dalla mostra, seguiranno ora l'uno, ora l'altro, riuscendo talvolta a declinare in senso più personale la corrente di appartenenza. Tra le due, alla fine prevarrà il classicismo. Ecco le due Madonne del Loreto a confronto.


La scena venne quindi dominata da una parte dagli allievi della bottega del Carracci, classicisti bolognesi trasferiti a Roma per via della forza d'attrazione esercitata dalla città, dall'altra dai seguaci di Caravaggio, che non tenne mai una bottega organizzata. Da un lato quindi Guido Reni, Domenichino, Ciampelli, Baglione, il Cavalier d'Arpino e altri artisti. Dall'altra, Orazio Gentileschi, Orazio Borgianni, Carlo Saraceni, Rubens. Anche Artemisia Gentileschi è qui rappresentata, assieme alle opere del padre, con Susanna e i Vecchioni e la Madonna col bambino.


Orazio Gentileschi: Madonna col bambino e San Michele e il diavolo.


Carlo Saraceni: Santa Cecilia e l'angelo e Battistello Caracciolo, Cupido dormiente.


 O. Borgianni: Compianto sul Cristo morto e G. Baglione, S.Giovanni Battista.


La stagione caravaggesca conosce una grande fioritura nella seconda decade del '600, grazie al "metodo" di Bartolomeo Manfredi, che riprende e dialoga con i modelli del maestro. 
Bartolomeo Manfredi, Bacco e un bevitore.


Tutto questo è solo un assaggio di ciò che si può trovare in questa esposizione che comprende 140 tele. Sono presenti anche Gerrit von Honthorst, detto "Gerardo delle notti", Ribera, Vouet, Valentin, Regnier, come rappresentanti degli artisti stranieri che lavorarono a Roma nel primo Seicento. La mostra chiude con un'opera dell'ultimo caravaggesco rimasto a Roma, Allegoria d'Italia del francese Valentin. Last but not least, l'esposizione comprende anche il Sant'Agostino recentemente attribuito a Caravaggio e ancora controverso. 

Al Chiostro del Bramante è invece allestita una mostra sugli Orientalisti, ossia quei pittori dell'Ottocento che subirono il fascino dell'Oriente e ne proposero temi e suggestioni attraverso le loro tele, anche ispirati dalle parole di Flaubert o De Amicis (Marocco) qui fedelmente riportate. La mostra si compone di diverse sale, ciascuna dominata da un tema. 
Deserto. La prima sala raccoglie tele di Stefano Ussi, Roberto Guastalla, Alberto Pasini, Edoardo Monteforte, Domenico Morelli, tutte dominate dalla visione di deserti e carovane. 
Stefano Ussi, Beduini a cavallo e Roberto Guastalla, Carovana in sosta nel deserto

 

Bellissima La preghiera di Maometto di Domenico Morelli. 


Città. Stavolta sono immagini dedicate a Costantinopoli o Il Cairo a dominare, mentre in sottofondo si ascoltano motivi orientali, quasi bisbigliati. 
Cesare Biseo, La cittadella del Cairo e Roberto Guastalla, Ad Alkazara.


Incontri. Stefano Ussi, Donna alla fontana. Domenico Morelli, La sultana che torna dal bagno


Altre sale sono dedicate alla figura della donna e dell'odalisca in particolare.
Vincenzo Marinelli, Il ballo dell'ape nell'harem e Francesco Netti, Le ricamatrici levantine.


Hayez, Un'odalisca alla finestra di un harem e Odalisca.


Francesco Netti: Odalisca e La siesta.


Scene all'orientale.
Gaetano Previati: Fumatrici di oppio e Giulio Viotti: Idillio a Tebe.


Eugenio Zampighi: Scena araba e Augusto Valli: Semiramide morente sulla tomba di Nino.


Molte altre tele sono presenti in questa suggestiva esposizione. Usciti dalla mostra, da non perdere l'affresco delle Sibille di Raffaello! Bisogna entrare nella caffetteria per vederlo: c'è una sala da the, in un angolo della quale si può ammirare da una finestra l'affresco. Un audiovisivo lì appositamente allestito spiega l'opera: le  4 Sibille ricevono il messaggio evangelico dagli angeli. A ognuna di loro viene assegnata una parte di verità: Cristo si incarnerà sulla Terra, verrà crocifisso e resusciterà.

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